L’incidenza della vitamina K nei problemi di mobilità e disabilità negli anziani

Pubblicato il 27/01/2020 - lettura stimata: 7 minuti

La vitamina K e il suo effetto nella mobilità negli anziani

Gli effetti dell’invecchiamento si manifestano con declino mentale e fisico. Il sistema scheletrico è uno delle parti più colpite da tali effetti che causano difficoltà di mobilità.

Per prevenire il rischio di disabilità, gli studiosi della Tufts University hanno studiato l’incidenza della vitamina K e dei suoi biomarcatori nel meccanismo di regolazione degli stati infiammatori degli arti inferiori.

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L’importanza della vitamina K

La vitamina K è un nutriente liposolubile essenziale che si trova principalmente negli ortaggi a foglia verde e negli olii vegetali. La sua principale funzione è quella di cofattore enzimatico nella carbossilazione delle proteine dipendenti della vitamina K.

Le sue proteine svolgono molteplici ruoli (McCann et al., 2009) soprattutto:

  • Nella coagulazione
  • Nel sistema vascolare
  • Nell’apparato scheletrico
  • Nei tessuti extra-epatici

Nell’essere umano, un basso livello di vitamina K è associato a malattie cardiovascolari, artrosi e infiammazione (Misra et al., 2013; Dam et al., 2015; Shea et al., 2013; Shea et al., 2015). Aumenta inoltre il rischio di problemi articolari (Hochberg et al., 1995; Newman et al., 2003; Cesari et al., 2012) con conseguente limitazione della mobilità e disabilità negli adulti anziani.

Mentre l’eziologia del danno funzionale è complessa, la presenza di comorbidità legate all’età aumenta la probabilità di sviluppare una menomazione maggiore (Wang et al., 2002).

Oltre il 75% degli adulti con un’età superiore ai 65 anni convive con più di una malattia cronica (Rocca et al., 2014) e l’incidenza di una funzione fisica compromessa è più alta negli anziani con patologie croniche multiple (Wang et al., 2002; Rocca et al., 2014; Fried et al., 1999).

Mentre la perdita di peso e l’attività fisica sono due strategie per ridurre il declino funzionale legato all’età (Pahor et al., 2014; McCann et al., 2009), l’assunzione di vitamina K può rappresentare un approccio alternativo. La vitamina K infatti svolgerebbe un ruolo cruciale nel miglioramento delle funzionalità delle estremità articolari inferiori negli anziani.

I biomarcatori della vitamina K e l’incidenza sulla mobilità

Questa correlazione è stata studiata dai ricercatori del Jean Mayer USDA Human Nutrition Research Center on Aging presso Tufts University, in una ricerca pubblicata sul Journal of Gerontology: Medical Sciences.

E’ il primo studio a valutare l’associazione tra biomarcatori dello stato della vitamina K e l'insorgenza della limitazione della mobilità e della disabilità negli anziani.

Kyla Shea, co-autrice e scienziata nel laboratorio di vitamina K del Jean Mayer USDA Human Nutrition Centro di ricerca sull'invecchiamento (HNRCA) presso la Tufts University ha affermato:

"A causa della nostra crescente popolazione di persone anziane, è importante per noi comprendere la varietà di fattori di rischio per la disabilità della mobilità".

Il loro studio ha esaminato due biomarcatori: livelli circolanti di vitamina K (fillochinone) e una misura funzionale di vitamina K (plasma ucMGP).

L’ipotesi è che un livello più elevato di vitamina K avrebbe inciso sulla funzionalità articolare e sulla riduzione della compromissione in casi di comorbidità con altre patologie.

Lo studio ha utilizzato i dati di 635 uomini e 688 donne di età compresa tra 70 e 79 anni, di cui circa il 40% erano neri. I partecipanti avevano già preso parte all’Health ABC, uno studio che analizza lo stato di salute, l’invecchiamento e la composizione corporea.

L’utilizzo dell’Health ABC presentava dei bias causali. Al momento dell’iscrizione infatti alcuni partecipanti si dichiaravano in buona salute e questo potrebbe limitare la generalizzabilità dello studio a gruppi meno funzionali. 

Tuttavia la presenza di altri partecipanti che asserivano di soffrire di dolori alle articolazioni ha permesso di ottenere risultati coerenti con l’ipotesi principale.

Il ruolo dell’MGP e di altre vitamine K-dipendenti potrebbe essere approfondito in ulteriori ricerche. In Health ABC la mobilità è stata valutata ogni sei mesi per sei-dieci anni attraverso visite cliniche annuali e interviste telefoniche nel tempo intermedio.

In questo caso i ricercatori hanno tenuto sotto controllo la limitazione della mobilità e la disabilità.

I risultati dello studio hanno evidenziato che gli adulti con un livello di fillochinone plasmastico inferiore ai criteri di valutazione avevano prestazioni fisiche e una velocità di andatura migliori nei follow up rispetto ai partecipanti con un livello superiore alla norma.

Lo studio ha scoperto che la presenza del fillochinone plasmatico era associato ad una migliore funzionalità e la sua efficacia veniva incrementata quando si raccomandava l’assunzione della vitamina K (Beavers et al., 2013).

Al riguardo l'autrice senior Sarah Booth, ricercatrice di vitamina K e nutrizione e direttore dell'HNRCA ha dichiarato:

"La connessione che abbiamo visto con bassi livelli di vitamina K circolante supporta ulteriormente l'associazione di vitamina K con disabilità motoria. Sebbene i due biomarcatori che abbiamo esaminato siano noti per riflettere lo stato della vitamina K, i livelli di biomarcatori possono anche essere influenzati da altri fattori noti o sconosciuti. Sono necessari ulteriori esperimenti per comprendere i meccanismi dei biomarcatori e della vitamina K e il loro ruolo nella mobilità."

In conclusione, sebbene gli studi abbiano dimostrato che la combinazione dei biomarcatori della vitamina K svolgano un ruolo importante nella prevenzione e negli stati infiammatori degli arti inferiori, è necessario ampliare gli studi per confermare questi risultati.

La ricerca dovrebbe inoltre stabilire come l’integrazione della vitamina K riduca il declino funzionale e chiarire quali siano i meccanismi alla base di questo processo. Le scoperte potrebbero implementare i trattamenti rivolti ad adulti con problemi di mobilità, ad esempio utilizzando programmi alimentari che compenserebbero la mancanza di vitamina K.

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Fonti:

Cesari M., Kritchevsky S.B., Nicklas B. et al., Oxidative damage, platelet activation, and inflammation to predict mobility disability and mortality in older persons: results from the health aging and body composition study. J Gerontol A Biol Sci Med Sci. 2012;67:671–676.

Dam V., Dalmeijer G.W., Vermeer C. et al., The association between vitamin K and the metabolic syndrome: a ten year follow-up study in adults. J Clin Endocrinol Metab. 2015;100:2472–2479.

Fried L.P., Bandeen-Roche K., Kasper J.D., Guralnik J.M., Association of comorbidity with disability in older women: the 

McCann J.C., Ames B.N., Vitamin K, an example of triage theory: is micronutrient inadequacy linked to diseases of aging? Am J Clin Nutr. 2009;90:889–907

Misra D., Booth S.L., Tolstykh I., et al., Vitamin K deficiency is associated with incident knee osteoarthritis. Am J Med. 2013;126:243–248.

Tufts University, Health Sciences Campus. "Low vitamin K levels linked to mobility limitation and disability in older adults." ScienceDaily. ScienceDaily, 13 June 2019.

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