Come la musica può migliorare le capacità comunicative nei bambini con autismo
L’eterogeneità del disturbo dello spettro autistico ha portato gli studiosi a sondare nuovi trattamenti che possano risultare efficaci nel miglioramento della comunicazione e delle interazioni sociali.
Secondo la ricerca dell’Università di Montréal e l’Università McGill la musica potrebbe svolgere un ruolo cruciale negli interventi con bambini autistici.
Le caratteristiche dell’autismo
Il disturbo dello spettro autistico (ASD) è una condizione dello sviluppo neurologico caratterizzata da comunicazione sociale e comportamenti limitativi ristretti a determinati settori (Autism and Developmental Disabilities Monitoring Network Surveillance, 2008).
L’ASD presenta una notevole eterogeneità nella sua eziologia e, di conseguenza, le famiglie cercano trattamenti comportamentali e psicosociali adatti al caso (Masi, 2017).
Proprio per questo è difficile potersi orientare nella varietà degli interventi, comportando costi sostanziali per la famiglia e la comunità (Horlin et al., 2014). L' efficacia dei trattamenti nei casi di autismo è un argomento caro anche alla formazione dei corsi ECM. L' Ebook ECM "L'analisi comportamentale applicata all'autismo" offre un quadro diagnostico e riabilitativo efficace per tutti i professionisti che si trovano quotidianamente a stretto contatto con il mondo dell'autismo.
L’autismo è una condizione permanente che viene solitamente diagnosticata tra i 4 e i 6 anni, sebbene la maggior parte delle strategie di intervento vengano attuate già dai primi sintomi. I bambini con autismo e le loro famiglie affrontano sfide importanti dal punto di vista sociale, soprattutto perché è un disturbo trasversale ai più importanti periodi di transizione dello sviluppo.
Il focus degli interventi è specialmente sul piano socio comunicativo, poiché i bambini con ASD spesso non vengono coinvolti nei contesti sociali (Coffey, 2013; Dillon, 2012). E’per questo che le ricerche si sono indirizzate sui mezzi di espressione alternativi e creativi come la musica per aumentare le prospettive di relazioni significative.
Gli interventi basati sulla musica infatti sono facilmente applicabili a livello interculturale e in altre dimensioni come la casa, la scuola e la comunità (Rice et al., 2010).
Il ruolo della musica negli interventi su bambini autistici
Negli scorsi anni, altri studi randomizzati controllati (RCT) hanno già sondato gli effetti positivi degli interventi musicali sui bambini con autismo riportando miglioramenti su:
- Impegno emotivo
- Interazione sociale
- Comunicazione
Sottolineando in particolar modo gli studi di Geretsegger (2014) e LaGasse et al. (2017) sulla relazione genitore-bambino, dimostrando come le attività musicali abbiano un ampio spettro d’azione anche in altre sfere della vita.
La musica provoca maggiori risposte cerebrali al canto rispetto al parlato nelle regioni cerebrali come dimostrato dagli studi di Lai et al. (2012) e una maggiore reattività emotiva (Caria et al., 2011).
L’impatto positivo della musica è stato analizzato anche da Sacks (2007), dove i bambini in via di sviluppo avevano maggiori probabilità di giocare con un altro bambino se questo era seguito da un’esperienza musicale condivisa (Kirshner, 2010).
La condivisione di esperienze musicali comuni possono migliorare l’empatia emotiva, la prosocialità e il legame nei bambini (Rabinowitch et al., 2017; Cirelli et al., 2014; Schellenberg et al., 2015).
Più recentemente gli studi di neuroimaging (Zatorre, 2007, 2013; Wollman et al., 2018; Klein et al., 2016) hanno dimostrato come le attività musicali coinvolgano una rete multimodale di regioni cerebrali che coinvolgono:
- Udito
- Movimento
- Emozioni
- Memoria
Di conseguenza, gli effetti terapeutici vengono trasferiti a domini musicali attraverso cambiamenti cerebrali strutturali e funzionali (Hyde et al., 2009; Habibi et al., 2017).
L’aspetto della connettività cerebrale è un segno distintivo nell’autismo.
In particolar modo, sono stati descritti casi di sotto connettività delle reti fronto-temporali e cortico-subcorticali. L’ eccessiva connettività delle reti sensoriali viene considerata un potenziale focus di trattamento (Murdaugh et al., 2015; Rudie et al., 2013; Uddin et al., 2015; Jack et al., 2018) poiché sono associate alle aree deputate alla capacità di comunicazione verbale e sociale (Thye et al., 2017).
Per misurare la connettività cerebrale intrinseca viene utilizzata la risonanza magnetica funzionale a riposo (rsfMRI) che consente di calcolare le correlazioni temporali dei segnali spontanei dipendenti dal livello di ossigeno nel sangue (BOLD) tra regioni cerebrali distribuite spazialmente . Questo presupposto potrebbe essere un punto di inizio per ricerche future sulla neuroplasticità indotta dalla musica (Woorward et al., 2015).
Il miglioramento della comunicazione sociale grazie alla musica
Per avere un quadro più chiaro, i ricercatori del Laboratorio internazionale di cervello, musica e suono (BRAMS) di UdeM e la School of Communication Sciences and Disorders (SCSD) di McGill hanno arruolato 51 bambini con ASD, dai 6 ai 12 anni, per partecipare a una sperimentazione clinica della durata di tre mesi per valutare un intervento basato sulla musica.
Inizialmente sono stati somministrati ai genitori questionari che misuravano:
- La comunicazione sociale del bambino
- La qualità della vita
- La gravità dei sintomi del disturbo
Inoltre, i bambini sono stati sottoposti a scansioni MRI per stabilire una base dell'attività cerebrale.
I bambini venivano quindi assegnati in modo casuale a due gruppi: uno coinvolgeva la musica e l'altro no. Nel primo gruppo, i bambini hanno cantato e suonato diversi strumenti musicali, interagendo con il terapista. Il gruppo di controllo ha lavorato con lo stesso terapeuta ma non ha condotto alcuna attività musicale.
A seguito delle sessioni, i genitori di bambini nel gruppo musicale hanno riportato miglioramenti significativi nelle capacità comunicative dei propri figli e nella qualità della vita familiare, oltre a quelli riportati per il gruppo di controllo. I genitori di bambini di entrambi i gruppi non hanno riportato riduzioni della gravità dell'autismo.
Megha Sharda, postdottorandra presso l'Université de Montréal e autore principale della nuova ricerca, pubblicata su Translational Psychiatry ha affermato:
"Questi risultati sono entusiasmanti e promettono molto per l'intervento sull'autismo"
Dai dati raccolti dalle scansioni MRI è emerso invece che il miglioramento delle capacità di comunicazione potrebbe essere dato da una maggiore connettività tra la regione uditiva e motoria del cervello. Sharda spiega che la connettività ottimale tra queste regioni è fondamentale per l’integrazione degli stimoli sensoriali del nostro ambiente e per l’interazione sociale.
Lo studio apre la strada a nuove prospettive di ricerca che permettono di considerare l’impatto della musica sulla neuroplasticità e la comunicazione sociale. L’obiettivo delle ricerche future sarà quello di disporre di uno strumento sufficientemente sensibile per misurare direttamente i cambiamenti nei comportamenti di interazioni sociali.
Questo potrebbe essere utile per valutare i miglioramenti delle capacità comunicative attraverso l’osservazione diretta durante gli interventi mirati e l’interazione bambino-terapeuta. Non bisogna dimenticare che la musica è un linguaggio universale che la rende applicabile a livello globale utilizzando poche risorse ed é anche uno strumento versatile nelle diverse interazioni quotidiane.
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Fonti:
Geretsegger, M., Elefant, C., Mössler, K. A. & Gold, C. Music therapy for people with autism spectrum disorder. Cochrane Database Syst. Rev. 6, CD004381 (2014).
Masi, A., DeMayo, M. M., Glozier, N. & Guastella, A. J. An overview of autism spectrum disorder, heterogeneity and treatment options. Neurosci. Bull. 33, 183–193 (2017).
Sacks, O. Musicophilia: Tales of Music and the Brain, New York, N.Y.: Knopf. (2007).
Thye, M. D., Bednarz, H. M., Herringshaw, A. J., Sartin, E. B. & Kana, R. K. The impact of atypical sensory processing on social impairments in autism spectrum disorder. Dev. Cogn. Neurosci. https://doi.org/10.1016/J.DCN.2017.04.010 (2017).