Un allenatore in sala operatoria?
"Faccio il chirurgo da otto anni. Negli ultimi due, le mie prestazioni in sala operatoria hanno raggiunto un livello stabile. Mi piacerebbe pensare che sia un fatto positivo e che io abbia raggiunto il massimo della professionalità. Ma ho la sensazione che si tratti di qualcos’altro: ho smesso di migliorare."
Inizia così l'articolo di Atul Gawande, medico chirurgo del Boston Brigham and women’s Hospital e professore di Chirurgia all'Università di Harvard, apparso su The Newyorker del 3 Ottobre 2011 (http://www.newyorker.com/reporting/2011/10/03/111003fa_fact_gawande) e tradotto in Italia da Internazionale n. 934 del 3-9 Febbraio 2012 (http://www.internazionale.it/sommario/934/).
Nell'articolo Gawande, noto anche per il suo libro Checklist (Einaudi, 2011 - http://www.einaudi.it/libri/libro/atul-gawande/checklist/978880620567) si pone delle domande su competenza e formazione continua, capacità di mettersi in discussione e ostacoli al cambiamento.
La soluzione che il medico statunitense esplora è il coaching, una pratica diffusa nello sport e nella musica, ma del tutto estranea alle professioni sanitarie. L'autore sperimenta su se stesso questa pratica, non senza difficoltà e con inaspettati risultati.
"La formazione continua potrebbe essere il modo più efficace per migliorare le nostre prestazioni. Ma i formatori devono essere leali nei confronti delle persone con cui lavorano, il loro successo dipende da questo. E anche i professionisti più esperti devono ammettere di poter migliorare. Siamo disposti a farlo?"