“L’assistenza sanitaria è davvero un’attività in tempo reale,” dice David Bradshaw, Responsabile Comunicazione, Pianificazione e Marketing del sistema sanitario Memorial Hermann. “Dobbiamo poter accedere ai dati sempre e ovunque, e l’XXXX è la piattaforma migliore per le applicazioni che stiamo scegliendo.”
Affermazioni così entusiaste sono sospette per almeno due motivi: da una parte non rendono conto del dibattito sulla privacy e sul trattamento dei dati dei pazienti e dall'altra sembrano frutto di una strategia di marketing più che di una sincera riflessione sui costi e sui benefici dell'ehealth sulla salute e sul sistema sanitario, oltre che su come la tecnologia incida sulle pratiche e sulle rappresentazioni di medici e di pazienti.
Dal punto di vista pubblicitario titoli e affermazioni come: " [...] I medici guadagnano in efficienza. Grazie all’interfaccia semplice dell’XXXX e alla tecnologia Multi-Touch, i medici imparano subito a usarlo. Il telefono in sé è molto intuitivo: non c’è bisogno del manuale d’istruzioni - dice il dottor Marco Giannotti, ostetrico e ginecologo. [...] E con centinaia di applicazioni mediche disponibili, l’XXXX diventa uno strumento tascabile e immediato di consultazione per tutto, dalle tabelle anatomiche agli strumenti diagnostici, offrendo ai medici la libertà di creare i propri flussi di lavoro per le applicazioni. L’XXXX dà ai medici “le informazioni giuste al momento giusto” aggiunge il dottor Murphy. “Avendo a disposizione tali informazioni proprio sul luogo di cura, ci rende più sicuri nel prendere le nostre decisioni [...]” sono sicuramente efficaci per attirare in un mondo organizzato ed efficiente clienti sufficientemente agiati, pazienti scrupolosi nel mantenere uno stile di vita sano, nell'effettuare check-up ricorrenti, persone che affrontano l'appuntamento con la salute e la malattia come un contrattempo o un impegno in agenda, medici desiderosi di risparmiare tempo, ma non tengono conto degli effetti che queste tecnologie hanno nella relazione tra medico, tecnico o personale ausiliario e paziente oltre alla responsabilità di delegare ad uno strumento pratiche e competenze che nel corso della professione si dovrebbero affinare, come l'osservazione e l'ascolto per l'anamnesi e la diagnosi.
Inoltre, in un articolo apparso recentemente sul New York Times vengono presi in considerazione alcuni dei rischi spesso sottovalutati e che appartengono ad un'altra categoria, quella del diritto alla privacy e il trattamento dei dati personali, non meno importante della implicazioni sulle relazioni, ma senza alcun dubbio altrettanto trascurata.
Uno dei problemi legati alla raccolta di dati sui pazienti sono gli incidenti informatici, le intrusioni o i furti di dati e di identità. Una realtà preoccupante stando all'articolo del NYT: “N.Y.U. medical center has had recent incidents in which computers or USB drives containing unencrypted patient data have been lost or stolen, suggesting that the center’s collection of biometric data might increase patients’ risk of identity theft.” (trad.: All'Ospedale della New York University ci sono stati diversi incidenti con computer o archivi USB che contenevano dati criptati di pazienti che sono andati perduti o sono stati rubati. Questo suggerisce che un centro che raccoglie i dati biometrici potrebbe aumentare i rischio per i pazienti di furti di identità).
Concludendo questo primo piccolo tentativo editoriale nel nostro spazio news, le tecnologie sono avanzate, determinanti nella risoluzione e nell'accompagnare i professionisti nelle loro attività quotidiane e nell'organizzazione dei servizi, ma non sono sostitutive delle competenze acquisite nell'esercizio della professione e i dati raccolti attraverso questi strumenti devono essere trattati con attenzione e rispetto delle persone e del quadro legislativo che tutela la privacy e la salute dei pazienti e dei cittadini prima di tutto. Anche prima di ogni bella azione di marketing. Voi che ne pensate? Qui sotto avete spazio per eventuali commenti.