La fame aumenta la motivazione a raggiungere un obiettivo a lungo termine

Prendere la giusta decisione é un processo che richiede tempo, impegno ed energie cognitive. Le emozioni e gli stati viscerali influiscono in gran parte nelle capacità di autocontrollo e di concentrazione. Non sempre però il loro effetto é negativo come dimostrano gli studi dell’Università di Utrecht, Paesi Bassi.

Gli stati viscerali influenzano il risultato delle performances cognitive

Nella vita quotidiana le persone si ritrovano spesso a dover decidere se scegliere un beneficio piccolo ma immediato o attendere una ricompensa a lungo termine (Hofmann et al., 2012). I cosiddetti hot states (stati caldi) come le emozioni o le pulsioni viscerali vengono da sempre percepiti come fallimenti dell’autocontrollo perché impediscono di raggiungere obiettivi più consistenti a lungo termine (Loewenstein et al., 1996; Metcalfe et al., 1999).

Gli studi di Ariely et al. (2006) ad esempio dimostrano come le persone sessualmente eccitate si lascino coinvolgere da incontri occasionali anche se sono consapevoli delle conseguenze negative. In altri studi le persone affamate diventano meno attente ai loro obiettivi di perdita del peso (Nordgren et al., 2008).

Le pulsioni viscerali infatti sono stati fisiologici adattivi che aumentano la motivazione a soddisfare i bisogni primari come la sete (Loewenstein et al., 1996). Gli impulsi diventano tuttavia problematici nel momento in cui entrano in conflitto con obiettivi a lungo termine come il mantenimento di una dieta o l’impegno di fedeltà in una relazione coniugale.

La necessità di soddisfare un desiderio primario inoltre può essere generalizzato anche a comportamenti gratificanti non correlati. E’ stato notato infatti che le persone tendono a voler ottenere più denaro quando hanno fame (Briers et al., 2006) o avere reazioni impulsive quando sono sotto effetto dell’eccitazione sessuale (Van Der Bergh et al., 2008).

Esistono tuttavia degli studi che evidenziano come gli stati caldi abbiano influenze vantaggiose sul processo decisionale come negli studi di Damasio et al. (14). Secondo l’autore infatti gli stati viscerali giocano un ruolo chiave nelle situazioni in cui gli esiti a lungo termine sono incerti e non é possibile ragionare sulle conseguenze future.

E’ proprio in questi casi che entrano in gioco le intuizioni (Dijksterhuis et al., 2006; Nordgren et al., 2009) e le emozioni (Damasio, 1994; Loewenstein, 2001) che forniscono preziose informazioni sulle potenziali conseguenze di un comportamento e sul possibile risultato.

Alcuni studi hanno infatti dimostrato come le persone con deficit in aree cerebrali coinvolte nell’elaborazione delle emozioni (corteccia ventromediale prefrontale) abbiano difficoltà nel processo decisionale di compiti complessi (Bachara et al., 2000). Mancano tuttavia studi condotti su persone che non presentano deficit (Bachara et al., 1997).

 

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La fame aumenta l’efficacia del processo decisionale?

Uno studio correlazionale in un campione non clinico ha dimostrato che gli investitori azionari raggiungono migliori performance decisionali quando provano sentimenti intensi (Seo et al., 2000). L’ipotesi é che le persone siano più propense ad agire d’impulso proprio a causa del loro stato attivazione sfruttando al massimo la spinta all’azione. Gli stati emotivi non si distinguono più tra caldi e freddi come riportato in letteratura (De Witt et al., 2014) riconoscendo una componente adattiva anche agli stati impulsivi (Salmon et al., 2014).

Nello studio di De Ridder et al., (2014) é stata analizzata la spinta che uno stato viscerale come la fame può provocare nel processo decisionale (Loewenstein et al., 2012). In questo caso é stato utilizzato l’Iowa Gambling Task (IGT) per valutare le prestazioni su un compito a lungo termine dal risultato incerto (Bachara et al., 2001). L’IGT presenta una simulazione di decisione con benefici monetari immediati e a lungo termine.

Sono state considerate inoltre le differenze individuali dell’impulsività secondo diversi costrutti:

  • autocontrollo
  • sistema di inibizione comportamentale
  • spinta all’agire

La manipolazione di uno stato come la fame e il suo effetto in un altro ambito (monetario) é stata effettuata in tre condizioni sperimentali:

  • studio 1: in che modo la fame influenza decisioni complesse in condizioni incerte
  • studio 2: qual é il livello di influenza sul processo decisionale
  • studio 3: come viene valutata la presenza di rischio (insensibilità alle conseguenze future).

Nello studio veniva quindi studiata l’ipotesi secondo la quale la valutazione adeguata del rischio futuro avrebbe reso meno appetibile la ricompensa. I risultati hanno dimostrato come i partecipanti abbiano inoltre effettuati decisioni più accurate a seconda del rapporto rischio-beneficio.

La motivazione a raggiungere un obiettivo a lungo termine era maggiore della volontà di correre rischi dimostrando come anche uno stato caldo possa fungere da comportamento adattivo.

Ottenere risultati migliori nelle prestazioni cognitive ribalta la convinzione per la quale gli effetti fisiologici della fame riducono il valore della performance a causa delle energie disponibili (Maridakis et al., 2009). I partecipanti con un livello di fame maggiore inoltre avevano maggiori probabilità di prendere decisioni vantaggiose indipendentemente dal loro livello di controllo dell’impulsività.

Questi risultati non rispondevano tuttavia alla domanda su come gli stati caldi potessero incidere sull’assunzione dei rischi e la percezione della ricompensa. La terza condizione sperimentale ha fornito la prova per cui i partecipanti affamati sono stati in grado di resistere maggiormente alle scelte con grandi ricompense immediate ma esito svantaggioso.

E’ da aggiungere che il livello di fame era moderato e che quindi non ha inficiato sull’obiettività globale dei soggetti. Il campione era inoltre formato da studenti universitari in buona salute e questo potrebbe ostacolare la generalizzabilità del risultato. L’IGT infine é un compito che cattura le incertezze del processo decisionale nella vita reale (Toplake et al., 2010) ma é necessario utilizzare un sistema di raccolta dati più ecologico.

Gli umani come gli altri animali si sono evoluti per ottenere cibo e l’autocontrollo può essere controproducente in caso di fame (Pinel et al., 2000). La ricerca futura dovrebbe esaminare se anche altri stati viscerali come la sete, il dolore e il desiderio sessuale influiscano sul processo decisionale a lungo termine. E’ importante comprendere a che livello gli stati caldi e quelli emotivi possono tramutarsi in meccanismi disfunzionali e diventare dipendenza così da poter intervenire in maniera più efficace.

 

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Fonti:

Loewenstein G. (1996) Out of control: Visceral influences on behavior. Org Beh Hum Dec Proc 65: 272–292.

Metcalfe J., Mischel W. (1999) A hot/cool-system analysis of delay of gratification: Dynamics of willpower. Psych Rev 106: 3–19.

Bechara A., Damasio H., Tranel D., Damasio A.R .(1997), Deciding advantageously before knowing the advantageous strategy. Sci 275: 1293–1295.


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